giovedì 5 giugno 2014

Indice

"Neuromante" di William Gibson



1. Introduzione


2. Tecnologie militari

2.1 Le armi

2.2 Gli indumenti

2.3 Lo spazio


3. Tecnologie mediche

3.2 Le protesi


4. I mezzi di trasporto


5. Le tecnologie informatiche ed elettroniche

5.4 Le macchine da scrivere

5.5 I microprocessori

5.6 Gli ologrammi

5.7 I robot


6. Tecnologie varie

6.1 L'ascensore
6.2 Gli impianti energetici
6.3 Le lenti
6.4 Gli orologi

Abbecedario

Alberghi-bara
BAMA
Cyberspazio
Display
Elettrodi
Feedback
Garvey
Hacker
Invernomuto
Led
Microprocessore
Neon
Ologramma
Protesi
Quadrante
Robot
Sacche
Tessier-Ashpool
USB
Virus
Zampette

mercoledì 28 maggio 2014

Cyberspazio e computer: la realtà informatica di "Neuromante"

Sebbene abbia evidenziato con i precedenti post le varie presenze delle più diverse tecnologie presenti nel libro "Neuromante" di William Gibson, la vera tecnologia che emerge è quella informatica e elettronica. Non ho potuto evidenziare o raccogliere i passi riguardanti queste perché troppo numerosi: l'intero testo, infatti, può essere considerato una trattazione sulla tecnologia informatica.
I termini più ricorrenti, però, sono legati al lessico informatico: "computer", "processori", "cavi", "rete", "RAM", "display""matrice", "cyberspazio", "hacker", "virus" sono solo alcuni di questi.
I computer sono macchine in grado di eseguire calcoli ed elaborare dati. La loro origine risale alle macchine meccaniche di Pascal ("Pascalina") e di Charles Babbage ("Macchina differenziale"); con il progredire delle tecniche di costruzione e di realizzazione di queste macchine, i calcolatori divennero simili a macchine da scrivere, poi elettronici e, ultimamente, si sono trasformati in supercomputer in grado di eseguire un numero elevatissimo di operazioni in tempo minimo. 
Tra la fine del XX e l'inizio del XXI secolo, vennero introdotti nuovi concetti legati ai computer e al loro utilizzo, tra i quali quello di "cyberspazio": esso è visto come un'altra dimensione (da qui il termine "spazio") nella quale possono essere immagazzinati dati e per mezzo della quale l'intero mondo può essere considerato "collegato". Il termine, compare per la prima volta nei libri di Gibson e, in particolare, in "Neuromante", nel quale è inteso come una vera e propria realtà virtuale, come si capisce dalle seguenti parole:
"- La matrice ha le sue radici nei primi videogiochi, nei primi programmi di grafica e negli esperimenti militari con gli spinotti cranici - recitò la voce fuori campo. Sul Sony una guerra spaziale bidimensionale si dissolse dietro una foresta di felci generate matematicamente che mostravano le virtualità spaziali delle spirali logaritmiche. [...] Cyberspazio: un'allucinazione vissuta consensualmente ogni giorno da miliardi di operatori legali, in ogni nazione, da bambini a cui vengono insegnati i concetti matematici... Una rappresentazione grafica di dati ricavati dai banchi di ogni computer del sistema umano. Impensabile complessità. Linee di luce allineate nel non-spazio della mente, ammassi e costellazioni di dati. Come le luci di una città, che si allontanano..." (cap 3 pagg 53-54)

venerdì 23 maggio 2014

Arco e frecce

“La prima freccia gli trafisse l’avambraccio. […] La seconda freccia centrò in pieno il fucile, mandandolo a rotolare sopra le piastrelle bianche. […] Hideo uscì dalle ombre, una terza freccia pronta nell’esile arco di bambù. […] L’arco di bambù era un pezzo da museo, ma la faretra nera che sporgeva dalla spalla sinistra sembrava uscita dal miglior negozio di armi di Chiba." (cap 22 pagg 246-247)
L'arco e le frecce sono armi utilizzate fin dall'antichità e, più precisamente, dal Paleolitico.
Il suo funzionamento è semplice: la freccia, agganciata un una corda tesa alle estremità di un bastone ricurvo ed appoggiata in orizzontale al "rest", viene abbandonata e l'energia potenziale elastica accumulata dall'arco viene ceduta a quest'ultima sotto forma di energia cinetica.
L'evoluzione di questa formidabile arma, utilizzata nella maggior parte delle battaglie fino a prima dell'introduzione delle armi da fuoco, è partita dalla necessità di uccidere prede per sopravvivere, nata con l'uomo stesso.
Molti furono i cambiamenti che riguardarono la struttura degli archi (come l'arco cinese, quello mongolo, quell'inglese chiamato "longbow"), la forma delle frecce (un passo fondamentale fu l'introduzione delle punte ottenute con schegge di selce) e i materiali di costruzione di entrambi.
Tutte queste modificazioni portarono alla costruzione dei moderni archi, i "compound", molto più potenti dei loro predecessori, in quanto funzionanti per mezzo di carrucole eccentriche (camme) che aumentano notevolmente la forza al momento di scoccare la freccia, e più precisi per gli stabilizzatori.

mercoledì 21 maggio 2014

Un piccolo robot (II)

“Il Braun si lanciò verso la caviglia e cominciò ad arrampicarsi lungo la gamba, pizzicando la pelle di Case con i manipolatori attraverso il sottile tessuto nero. - Merda! - Lo allontanò con un ceffone, mandandolo a sbattere contro la parete. Due arti iniziarono a muoversi a ripetizione come pistoni, a vuoto, pompando l’aria.” (cap 20 pagg 232-233)

Autobus

“- Dobbiamo prendere l’autobus - annunciò Case a Maelcum. […] Stava procedendo a una velocità per la quale non era stato concepito, era appesantito al massimo e, quando svoltava, Maelcum si doveva sporgere in direzione della curva. […] I sei pneumatici del carrello procedevano silenziosi sugli strati di tappeti. C’era soltanto l’uggiolio del motore elettrico…” (cap 19-20 pagg 230-231)
Il termine "autobus" deriva dalla parola latina "omnibus", per tutti, e da "auto", contrazione di autovettura. Esso è un  veicolo a motore per il trasporto pubblico di persone.
In particolare, gli autobus a sei ruote, o tre assi, come quello qui citato, sono molto utilizzati in quanto sono manovrabili con più facilità, avendo quattro ruote sterzanti.
In realtà, i primi autobus avevano quattro ruote ed erano molto più simili a automobili (tipo pick-up) o piccoli camion con rimorchio: in seguito, furono aggiunte altre ruote posteriori, sebbene queste non facilitassero la guida, ma fossero state inserite per poter reggere un carico più elevato essendo notevolmente più lunghi e, quindi, trasportare un numero maggiore di passeggeri.


martedì 20 maggio 2014

Tuta spaziale

“Lo sionista indossava una tuta da vuoto azzurra della Sanyo di vent’anni più antiquata, come minimo, di quella di Case…” (cap 16 pag 191)
Le tute spaziali sono particolari indumenti o, per meglio dire, strutture che gli astronauti indossano per le missioni nello spazio. 
Esse riparano gli astronauti dalle temperature estreme delle spazio e dalle radiazioni cosmiche non filtrate per l'assenza dell'atmosfera, forniscono l'ossigeno per la sopravvivenza di questi e, essendo pressurizzate, controbilanciano il vuoto intorno a loro.
Sono costituite da 11-12 strati di tessuti diversi, ognuno dei quali ha un compito specifico come riparare dal calore o dai piccoli frammenti vaganti presenti nello spazio. 
In particolare, le tute sono costituite di più sezioni (in taglia unica), di cui la più importante è costituita da un dispositivo (chiamato Display and Control Module, DCM) posto sulla parte anteriore del busto per mezzo del quale gli astronauti possono monitorare e regolare le funzioni principali della tuta e visualizzare su un display il loro stato fisico.