venerdì 23 maggio 2014

Arco e frecce

“La prima freccia gli trafisse l’avambraccio. […] La seconda freccia centrò in pieno il fucile, mandandolo a rotolare sopra le piastrelle bianche. […] Hideo uscì dalle ombre, una terza freccia pronta nell’esile arco di bambù. […] L’arco di bambù era un pezzo da museo, ma la faretra nera che sporgeva dalla spalla sinistra sembrava uscita dal miglior negozio di armi di Chiba." (cap 22 pagg 246-247)
L'arco e le frecce sono armi utilizzate fin dall'antichità e, più precisamente, dal Paleolitico.
Il suo funzionamento è semplice: la freccia, agganciata un una corda tesa alle estremità di un bastone ricurvo ed appoggiata in orizzontale al "rest", viene abbandonata e l'energia potenziale elastica accumulata dall'arco viene ceduta a quest'ultima sotto forma di energia cinetica.
L'evoluzione di questa formidabile arma, utilizzata nella maggior parte delle battaglie fino a prima dell'introduzione delle armi da fuoco, è partita dalla necessità di uccidere prede per sopravvivere, nata con l'uomo stesso.
Molti furono i cambiamenti che riguardarono la struttura degli archi (come l'arco cinese, quello mongolo, quell'inglese chiamato "longbow"), la forma delle frecce (un passo fondamentale fu l'introduzione delle punte ottenute con schegge di selce) e i materiali di costruzione di entrambi.
Tutte queste modificazioni portarono alla costruzione dei moderni archi, i "compound", molto più potenti dei loro predecessori, in quanto funzionanti per mezzo di carrucole eccentriche (camme) che aumentano notevolmente la forza al momento di scoccare la freccia, e più precisi per gli stabilizzatori.

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