I termini più ricorrenti, però, sono legati al lessico informatico: "computer", "processori", "cavi", "rete", "RAM", "display", "matrice", "cyberspazio", "hacker", "virus" sono solo alcuni di questi.
I computer sono macchine in grado di eseguire calcoli ed elaborare dati. La loro origine risale alle macchine meccaniche di Pascal ("Pascalina") e di Charles Babbage ("Macchina differenziale"); con il progredire delle tecniche di costruzione e di realizzazione di queste macchine, i calcolatori divennero simili a macchine da scrivere, poi elettronici e, ultimamente, si sono trasformati in supercomputer in grado di eseguire un numero elevatissimo di operazioni in tempo minimo.
Tra la fine del XX e l'inizio del XXI secolo, vennero introdotti nuovi concetti legati ai computer e al loro utilizzo, tra i quali quello di "cyberspazio": esso è visto come un'altra dimensione (da qui il termine "spazio") nella quale possono essere immagazzinati dati e per mezzo della quale l'intero mondo può essere considerato "collegato". Il termine, compare per la prima volta nei libri di Gibson e, in particolare, in "Neuromante", nel quale è inteso come una vera e propria realtà virtuale, come si capisce dalle seguenti parole:
"- La matrice ha le sue radici nei primi videogiochi, nei primi programmi di grafica e negli esperimenti militari con gli spinotti cranici - recitò la voce fuori campo. Sul Sony una guerra spaziale bidimensionale si dissolse dietro una foresta di felci generate matematicamente che mostravano le virtualità spaziali delle spirali logaritmiche. [...] Cyberspazio: un'allucinazione vissuta consensualmente ogni giorno da miliardi di operatori legali, in ogni nazione, da bambini a cui vengono insegnati i concetti matematici... Una rappresentazione grafica di dati ricavati dai banchi di ogni computer del sistema umano. Impensabile complessità. Linee di luce allineate nel non-spazio della mente, ammassi e costellazioni di dati. Come le luci di una città, che si allontanano..." (cap 3 pagg 53-54)